Qualcuno mi presterà un aereo
e sulle nuvole spargerò del sale
perché piova
e si lavino i balconi di casa tua
e le finestre e il cortile
e infine splenda
quest'incredibile sole d'inverno.
Come aquiloni
ho trattenuto i sogni
fino a farmi sanguinare le dita,
e mentre mi abbandono
a quest'ultimo soffio di vento,
illustri memorie di regali miserie,
di eroiche sconfitte,
di fasti lontani.
Io m'intrattenni con gente quotidiana,
le facce sgualcite da sogni interrotti,
con un sole di giorno,
una luna di notte.
Non ho mai corteggiato verità,
sgualdrine pronte ad ogni giaciglio,
non ho mai indugiato alla violenza.
Perché mi ami dunque
se io amo il tuo sorriso?
Se amo le rughe alla tua bocca
e il gesto distratto della mano
che le copre quando parli?
Perché mi ami dunque
se sospingo ancora aquiloni variopinti
ad ogni soffio minimo del vento?
Perché mi ami dunque
se io amo il tuo sorriso?
Freddo di nevi e lontananze
e treni,
che non partivano per te
e aerei,
troppo alti ad occidente
e rivoluzioni,
passaporti scaduti e comunisti
e matrimoni,
poi stanze, letti, lenzuola
e occhi,
spenti una sera a novembre
e fughe,
vino, erbe, insonnie
e anni, anni, anni ed anni,
tutto questo
non ha impedito che io t'incontrassi.
E il corpo antico
ti avvolge muto
sottende ancora
le nervose forme.
A nulla gli anni
e i troppi amanti
il corpo antico
ti avvolge muto
e sottende ancora
le nervose forme
Così recitava il poeta in frantumi
alla ballerina di terza fila;
poi tramutò i fallimenti in un proscenio
e nel fascio di luce dei suoi occhi
l’ammirò danzare sola come mai in vita sua.
E se ne innamorò.
E' la strada di casa
tra grigi palazzi
tristi di rivoluzione.
E' la strada di casa
che infanga gli stivali,
è neve caduta sporca
nera d'umiliazione.
E' la strada di casa,
in fondo c'è tuo padre
e uno specchio opaco
che ti restituisce ancora
una gioventù senza cornice.
E' la strada di casa
e là se tua madre piange
le sue lacrime sono diamanti.
Se dopo hai visto il sole,
sul tuo corpo e su tuo figlio,
al tuo uomo parlerai
di quella strada di casa.