Che cosa rimane di una vita?
Di occhi che hanno contenuto il mondo e di una mente che ha posseduto l'universo?
Nulla, al di là di minime tracce sparse e orme sulla sabbia di un' esistenza che il vento ed il tempo cancellano in fretta.
Non siamo strumenti di un grande progetto né tratti di un disegno divino ma infinitesimi momenti casuali di un casuale divenire, perché l'esistenza compia sè stessa.
Quel che rimane è il nome.
Avrei potuto inciderlo sulla corteccia di un olivo, scalfirlo su una statua di marmo, sul muro di una basilica o di un bagno pubblico. Ho preferito questo mezzo leggero, etereo, incorporeo, perché, qualche volta, un lettore distratto, anche solo per caso, legga il nome di mia figlia.
Ed il mio.
"...j’entendrai siffler ce train toute ma vie"