La solitudine si alza presto al mattino,
aleggia in un mondo in chiaroscuro
in equilibrio tra la notte non finita
e un giorno non ancora cominciato.
L'uomo lascia impronte sulla sabbia,
la grande madre è più cedevole
della storia degli uomini e del ricordo.
La traccia vive tra una risacca e l'altra
a volte solo il tempo del passaggio.
Dormono in quell'ora gli ubriachi,
il silenzio è un cristallo in attesa,
il cielo un po' più vicino.
Il mare, il suo mare, sta lì,
ha un respiro lungo e pesante,
ha il colore e l'odore del tempo.
Ricordare non è un esercizio
per la noia di lacrime opache,
una fuga, un salotto, un teatro.
Quando il cielo sarà più celeste
-si disse-
sputerò un poco di vita,
perderò un po' di memoria.