Per cortesia io vi imploro
non chiamatemi figlio,
non parlate di specchi
o di fratelli emigrati.
Per stare tra voi
devo morire ogni giorno,
perdere sangue, risorgere,
sciogliere nodi tenaci,
riordinare gli intrecci.
Per cortesia io vi imploro
non abbracciatemi troppo,
la mia fragilità impallidisce
a tutte le strette.
Sono acqua, distillato di stelle,
mercurio mancato.
Temo le buche, i fossati,
i vostri piani inclinati,
le anfore, i becchi, le forme.
Sono un totem, un idolo, un Dio,
l'effigie dipinta del cielo,
un colosso di cartavelina.
Per questo non cercatemi il centro,
il dettaglio, il disegno, l'impianto.
Sono l'attesa paziente seduta
sulla vostra pietra angolare.
Sono.