Il fiume ristagna in anse nuove,
cerca sponde per riposare l’attesa
che l’uomo gli restituisca il letto.
A valle clamore d’un disordine d’acque
a monte silenzio d’acque umiliate.
Un uomo è seduto sull’argine.
Aspetta?
Ricorda?
Sogna?
Riposa?
Lo osservo.
Svanisce in un calare di palpebre.
Riappare lacero d’anni
a restituire ad un cancro
ciò che un duce e la guerra
non avevano avuto.
E l’estate continua.
Mio padre lentamente si spegne
nella luce ferma di Agosto.
Era terra fresca
di sapore umido
e scura di fertilità
mio padre
partiva vestito di blu.
Forse ho pianto,
non ricordo.
Ruppero la cassa,
usanza barbara,
violenza ai timpani
e all’anima.
Lamenti di donne
e il mento di mia madre
un po’ tremante.
Poi parole di gente
appena vista,
poi parole di gente
che non tace.
Così
mentre i morti marciscono
i vivi costruiscono altari.