Mio padre

Il fiume ristagna in anse nuove,
cerca sponde per riposare l’attesa
che l’uomo gli restituisca il letto.
A valle clamore d’un disordine d’acque
a monte silenzio d’acque umiliate.
Un uomo è seduto sull’argine.
Aspetta?
Ricorda?
Sogna?
Riposa?
Lo osservo.
Svanisce in un calare di palpebre.
Riappare lacero d’anni
a restituire ad un cancro
ciò che un duce e la guerra
non avevano avuto.
E l’estate continua.
Mio padre lentamente si spegne
nella luce ferma di Agosto.

Era terra fresca
di sapore umido
e scura di fertilità
mio padre
partiva vestito di blu.
Forse ho pianto,
non ricordo.
Ruppero la cassa,
usanza barbara,
violenza ai timpani
e all’anima.
Lamenti di donne
e il mento di mia madre
un po’ tremante.
Poi parole di gente
appena vista,
poi parole di gente
che non tace.

Così
mentre i morti marciscono
i vivi costruiscono altari.

La marionetta

Il viso tagliato dal coltello,
dal coltello il suo sorriso,
in un estremo urlo di libertà
la marionetta recise i fili

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Est

Freddo di nevi e lontananze
e treni,
che non partivano per te
e aerei,

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Altrove

Il nero riarso delle sterpi
restituisce l’odore buono della fanciullezza,
e di un vecchio scolpito nella carne,
statua senza piedistallo,

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Daniela

Mariagrazia

Luci

Ricordi