Sono il tramonto d'un sole mai sorto
mai passato allo zenit
Vi ho sempre osservati
marciare ordinati
o in ordine sparso
usare la voce, le mani, la forza,
seduto in ultima fila
negli intervalli ogni tanto pisciavo.
C'è chi marcia con scarpe chiodate
chi scalzo attraversa l'universo
io mi aggrappo disperato alle stelle
con mani fragili, dita dolenti
Distillo stille sterili di razionalità
per spargerle su orgasmi inutili
estraneo al trasgredire necessario
per giocare il gioco tragico del mondo,
mi opprime la finita infinità del cosmo
e la falsa naturale umana umanità.
Tu che mi leggi infima immensità
ti conosco simile a me dissimile
ti maledico per i passaggi brevi
che percorri per non perire.