Angeli e croci

Oggi fa caldo.

Questa città di pianura, esposta a tutti i venti del nord, sa regalarti giornate di caldo quasi mediterraneo.

Cammino per strade secondarie di Kreuzberg, larghissime e semideserte.

Berg. Che strano. In tutta Berlino non c'è una montagna, né la si scorge in lontananza, e ci sono tanti quartieri e strade il cui nome termina in Berg, montagna . Le uniche alture sono quelle formate dalle rovine dei palazzi bombardati ricoperte di terra a piantarci alberi nuovi. Tutto parrebbe memoria ma a me da più l'impressione del monito se non del rimprovero.Immerse nei tigli si innalzano immense costruzioni silenti. Mattoni rossi, grandi vetrate, bifore e piccole finestre al piano terra.

E angeli, angeli e croci.

Qui non c'è devozione, la fede è un dramma privato e in nessun posto come questo sembrano fuori luogo, angeli e croci.

E dov'erano pochi anni fa angeli e croci?

Quali vessilli innalzavano quali insegne seguivano?

Soldati di un Dio della guerra vestito di bianco e un ingannevole ramoscello d'ulivo a condurre eserciti di morti di fame.

Tutto l'atroce che poteva essere compiuto è stato sempre compiuto, per un Dio o per un altro.

Ora è ritornata la solitudine dei vecchi e la dimenticanza dei giovani.

Angeli e croci adesso sono soli, s'innalzano tristi verso il cielo, sul rosso brunito dei mattoni.

Aspettano.

Impugneranno altre spade per altre cause, per altre buone ragioni, la memoria scolorisce come quei mattoni al sole d'agosto.

Soffro la solitudine del mio tempo che non si concede alla memoria, che non ha spezzato i fili della follia, che torna a ridere sguaiatamente andando verso orizzonti che non vede.