Il treno per Yuma

“Me misera, che ho visto quel che ho visto, e vedo quel che seguito a vedere!”

Così sospesi tra l'essere e il non essere all'affievolirsi delle nostre capacità ne immaginiamo in altri di sublimi.

Ma è pur sempre solo un atto di egoismo volendo impattare se non vincere il confronto con chi ci si relaziona.

Questa è la maledizione dei “mediocri” che come il principe Myskin galleggiano inadeguati nella vita, vittime della coscienza della propria inutile superiorità.

Ho fatto di questo mio dolore un palcoscenico dove, su assi incerte, recito la parte a me più congeniale; quella del non recitare. Ogni mio disperato precipitare si fa Via Crucis, ogni dilaniante solitudine coro d'orchestra e rifuggo la serenità come un anticipo di morte.

Quando l'ultima volta che hai cantato una canzone al filo delle labbra, il cuore sospeso e il passo leggero?

Io non lo ricordo e tu?

E' per questo che abbiamo bisogno della carne! La carne come contatto, come momento in cui un sentimento d'amore o d'amicizia o di corrispondenza si fa materiale, si può toccare e percepire come esistente, come vitale.

“La lingua sarà pure un membro indisciplinato ma il silenzio avvelena l'animo. Mi biasimi chi vuole, io sono contento” E. Lee Masters

Noi che conosciamo i nostri abissi non possiamo costringerli al silenzio, mi opprimerebbero come ti opprimono, ed io sono contento che tu abbia preso con me quel treno per Yuma.